16 gennaio 2022

Fisiologia del gusto - Anthelme Brillant - Savarin



Non sono in linea col mondo fuori, da un pò. Preferisco continuare a sentire, nel bene e nel male, di essere il senso del mio divenire e ciò che ho scelto o ancora no. Che stanchezza! Anche basta! Questi tempi bui vanno combattuti con l'autenticità di ogni risorsa viva voglia opporsi al viaggio veloce di virulente statistiche e ricercate mediocrità. E' una fredda giornata di un soleggiato inverno, nel cuore di mutamenti estenuanti che ci stanno abituando ad essere meno in contatto con le nostre voci di dentro, quelle sagge, frementi di buoni propositi. Quelle recuperabili, come gli scarti seducenti occorrano ad un buon minestrone, che ti coccolano, e dove s'incontrano sapori diversi, capaci di coesistere senza sopraffarsi. Ecco da cosa potrebbe ripartire una verace fisiologia dell'esistenza, da come si fa un minestrone, che cuoce a fuoco lento, che sfama e si lega al riso, alle patate, alle proteine giuste, ai legami a cui si porgono attenzione e cura. La cura qualcuno preposto dovrebbe saperla restituire allo stesso modo. A volte non succede ed invece accade tutt'altro. Non il vapore che speditamente evapora dalla pentola accogliente, ma la sostanza, che occorre a ripristinare forza ed energia, sarebbe importante si ricordasse quanto sia necessaria. Le capitali dell'universo sono tante oggigiorno, non solo Parigi. Di esse non vorrei alcun frastuono, ma che si percepissero armoniose, come in questa domenica d'inverno, dove convivono la luce, i colori, la cucina, i suoni, i rumori, l'apparente distanziata convivialità, vicina, nel farsi discesa, dalla bocca allo stomaco di qualcosa di concreto, come una ritrovata sanità.  



 

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